Sembra il titolone di un sermone filosofico - religioso.
Però è il tentativo di spiegare il significato del titolo del racconto "È tutto maya".
Secondo una dottrina filosofica e religiosa di origine indiana l'essere umano percepisce in modo alterato la realtà del mondo che lo circonda.
La causa di questa distorsione è il corpo in cui ci troviamo, fatto di ossa e muscoli e ciccia e brufoli. Orecchie in grado di percepire solo una parte dei suoni che esistono, occhi che vedono solo una piccola parte della luce esistente.
Pelle, cervello, organi genitali, stomaco, intestino. Tutti organi che ci inducono ad avere esigenze e a interpretare la realtà secondo bisogni materiali indotti dalla nostra povera condizione di esseri viventi intrappolati in un corpo troppo limitato.
Se il tuo stomaco affamato reclama cibo, come potrai soffermarti ad ammirare e contemplare la bellezza e il profumo di un cespuglio di mirtilli?
Agguanterai a due mani ogni singolo mirtillo fino a spogliare il cespuglio, per riuscire a placare la tua fame.
Solo dopo potresti ammirare, contemplare, annusare quel capolavoro della natura che ormai però è andato distrutto dal tuo famelico istinto di sopravvivenza.
Ecco quindi che la realtà che ci circonda risulta filtrata da un velo di māyā, che ci confonde, ma al tempo stesso ci protegge, impedendoci di vedere, da un lato, la terribile realtà del mondo materiale in cui viviamo; dall'altro, purtroppo, l'inimmaginabile profondità del mondo immateriale a cui tutti dovremmo provare ad avvicinarci.
Questa spiegazione è una mia libera interpretazione di concetti presi dal Buddhismo Mahāyāna e dal concetto di velo di Maya pensato dal filosofo Arthur Schopenhauer.
Se vuoi essere sicura o sicuro di conoscere correttamente questo concetto ti consiglio caldamente di cercare su Wikipedia, o su internet in generale.
Se invece ti accontenti della mia interpretazione va bene, tanto è tutto maya ;-)
Commenti offerti da CComment