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Felix ebbe un capogiro. Credette di stare per cadere e afferrò l’armadio. Una emozione a cui non sapeva dare il nome… rabbia, furia, pena?… gli rese il respiro affannoso, facendolo boccheggiare come se fosse sul punto di annegare.
E poi fu tutto finito. Il mondo era finto. Kelly e 2.0… tutto finito. E lui aveva un compito da svolgere. Ripiegò la coperta sui loro corpi e Van lo aiutò, con gesto solenne. Li portarono nel prato davanti alla casa e scavarono a turno, usando la pala che Kelly teneva in garage, per i lavori di giardinaggio. Ormai avevano una grande esperienza nello scavare fosse. Molta esperienza nel gestire i cadaveri. Scavavano, e cani stanchi li osservavano tra l’erba alta del prato delle case vicine, ma erano anche diventati bravi a scacciare i cani a sassate, affinando la mira. Quando la fossa fu pronta, appoggiarono la moglie di Felix e suo figlio sul fondo, nel luogo del loro eterno riposo. Felix cercò le parole giuste da dire, sulla loro tomba, ma non gliene venne nessuna. Aveva scavato talmente tante tombe, per tante mogli, tanti mariti e per tangi figli, che ormai non aveva più parole.

Felix scavò fossi, recuperò lattine, seppellì i morti. Seminò e raccolse. Aggiustò alcune automobili e imparò a ricavare biodiesel. Infine si rintanò in un datacenter di un piccolo governo. I piccoli governi andavano e venivano, ma quello era sufficientemente accorto da voler tenere un archivio, e aveva bisogno di qualcuno che facesse funzionare le cose. Van lo seguì.
Passarono molto tempo nelle chat, e a volte si imbattevano in vecchi amici di quando avevano istituito la Repubblica Distribuita del Cyberspazio, nerd che insistevano a chiamarlo Primo Ministro, sebbene nel mondo reale nessuno lo chiamasse così.

Per la maggior parte del tempo non era una bella vita. Le ferite di Felix non si rimarginarono mai, neppure quelle della maggior parte delle altre persone. Ci furono malattie lente ed epidemie improvvise. Tragedia sulla tragedia. Ma a Felix il suo datacenter piaceva. Là, tra il ronzio degli armadi, non gli sembrava di vivere i primi giorni di vita di una nuova nazione, ma nemmeno gli sembrava di vivere gli ultimi.

-> vai a letto, felix
-> tra poco, Kong, tra poco — ho quasi sistemato questo backup
-> che drogato
-> senti chi parla

Ricaricò l’homepage di Google. Queen Kong lo teneva online da un paio d’anni ormai. Le O di Google cambiavano in continuazione, ogni volta che le girava di farlo. Quel giorno erano due globi stile fumetto, uno sorridente, l’altro accigliato.
La guardò per un bel pezzo, poi tornò al terminale per controllare il backup. Andava tutto tranquillo, una volta tanto. I dati del piccolo governo erano al sicuro.

-> ok, notte
-> stammi bene

Quando Felix si affaccio dalla porta, Van lo salutò sgranchendosi la schiena in una fila di schiocchi.
— Buona notte, capo.
— Non startene ancora qui tutta notte — disse Felix. — Hai bisogno di riposare.
— Sei troppo buono con noi merdine — disse Van, rimettendosi a digitare.
Felix andò alla porta e camminò nella notte. Alle sue spalle, i generatori a biodiesel ronzavano ed emettevano fumi pungenti. La luna piena, che tanto amava, era alta nel cielo di settembre. L’indomani sarebbe tornato e avrebbe sistemato un altro computer, combattendo ancora una volta contro l’entropia. Perché no?
Era ciò che faceva.
Era un sistemista.

Titolo originale: When Sysadmins Ruled the Earth - CC Rilasciato in licenza creative commons (attribution - non commercial - share alike)

Ecco il racconto in formato PDF e la  nostra recensione:

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