Logo Disconnessi

Da un rumoreggiare sommesso, le conversazioni si tramutarono presto in fragore.
— State ZITTI! — sbraitò Popovich. Il chiasso si abbassò di un Watt. Popovich urlò ancora, pestando il piede sul bancone. Finalmente si ristabilì una parvenza d’ordine. — Uno per volta — disse infine. Era rosso in viso e teneva le mani piantate in tasca.
Un sistemista voleva rimanere. Un altro voleva andarsene. Avrebbero dovuto nascondersi tra i server. Avrebbero dovuto fare un inventario delle provviste e nominare un furiere. Avrebbero dovuto uscire e cercare la polizia o dare una mano negli ospedali. Avrebbero dovuto nominare guardie per sorvegliare gli ingressi.
Felix si sorprese con la mano alzata. Popovich gli diede la parola.
— Mi chiamo Felix Tremont — disse, mettendosi in piedi sopra a un tavolo ed estraendo il suo palmare. — Voglio leggervi una cosa.
— ‘Governi del Mondo Industriale, stanchi giganti di carne e acciaio, chi vi parla proviene dal cyberspazio, la nuova casa della Mente. In nome del futuro, chiedo a voi del passato di lasciarci in pace. Non siete i benvenuti tra noi. Dove noi ci riuniamo, voi non avete autorità.
“‘Non abbiamo un governo eletto, né abbiamo intenzione di averne uno, per questo mi rivolgo a voi senza autorità più grande di quella con la quale sempre parla la libertà stessa. Dichiaro lo spazio sociale che stiamo costruendo indipendente, per sua natura, dalle tirannie che cercate di imporci. Non avete alcun diritto morale di governarci né possedete alcun metodo di coercizione che noi dobbiamo ragionevolmente temere.

“‘I governi ottengono i loro legittimi poteri dal consenso dei governati. Voi non avete mai richiesto né ottenuto il nostro consenso. Noi non vi abbiamo invitati. Voi non ci conoscete, né conoscete il nostro mondo. Il Cyberspazio non sta all’interno delle vostre frontiere. Non crediate di poterlo costruire come non fosse altro che il progetto di un cantiere di un’opera pubblica. Non potete. È un fenomeno naturale e cresce spontaneamente attraverso le nostre azioni collettive.’“È tratto dalla Dichiarazione di Indipendenza del Cyberspazio, è stato scritto dodici anni fa. Prima d’ora credevo che fosse una delle cose più belle che avessi mai letto. Prima d’ora desideravo che mio figlio crescesse in un mondo in cui il cyberspazio fosse libero, e che la sua libertà contagiasse il mondo fisico, cosicché anche anche questo diventasse più libero.”Deglutì con difficoltà e si strofinò gli occhi con il dorso della mano. Van gli diede una goffa pacca sulla scarpa.
— Oggi il mio meraviglioso figlio e la mia stupenda moglie sono morti. Assieme a loro, altri milioni di persone. La nostra città sta andando letteralmente a fuoco. Altre città sono scomparse completamente dalle mappe.
Ricacciò indietro un singhiozzo e deglutì di nuovo.
— In tutto il mondo, persone come noi sono radunate in edifici come questo. Quando è avvenuto il disastro, anche loro stavano cercando di riparare i danni del worm della scorsa notte. Abbiamo fonti indipendenti di energia. Cibo. Acqua.
— Abbiamo la rete, che i cattivi sanno usare così bene, e che i buoni non hanno mai capito.
— Condividiamo l’amore per la libertà, perché ci prendiamo a cuore le cose; perché ci prendiamo cura della rete. Siamo responsabili dello strumento organizzativo e governativo più importante che si sia mai visto nel mondo. Siamo la cosa più simile a un governo che il mondo in questo momento può avere. Ginevra è un cratere. L’East River è in fiamme e il palazzo delle Nazioni Unite è stato evacuato.
“La Repubblica Distribuita del Cyberspazio è sopravvissuta a questa tempesta praticamente illesa. Siamo i custodi di un macchinario mostruoso e immortale, un macchinario che ha la potenzialità di costruire un mondo migliore.
“Non mi resta altro per cui vivere.”
Gli occhi di Van erano pieni di lacrime. Non era il solo. Nessuno applaudì, ma fecero di meglio. Mantennero per diversi secondi un rispettoso e assoluto silenzio, che si prolungò fino a un minuto.
— Come possiamo riuscirci? — chiese Popovich, senza traccia di sarcasmo.

I newsgroup si stavano riempiendo velocemente. Erano stati annunciati in news.admin.net-abuse-email, dove bazzicavano tutti quelli impegnati alla lotta contro lo spam e dove da tempo si era sviluppato un forte cameratismo in risposta ad attacchi su larga scala.
I nuovi gruppi erano alt.november5-disaster.recovery e le diverse ramificazioni:. recovery.governace,. recovery.finance,. recovery.logistics e. recovery.defence. Sempre sia lodata l’anarchica gerarchia alt. e tutti quelli che la frequentano.
I sistemisti uscirono allo scoperto. Il Googleplex1 era online, e la valente Queen Kong teneva a bada il suo branco di galoppini su rollerblade, che pattinavano per il gigantesco datacenter estraendo server defunti e premendo tasti di reset.
L’Internet Archive installato al Presidio2 era offline, ma il mirror ad Amsterdam funzionava ancora; dopo che fu modificato il DNS praticamente non si notava nessuna differenza. Amazon era giù. Paypal era su. Blogger, Typepad e Livejournal erano tutti su e si stavano riempiendo di milioni di post di sopravvissuti spaventati che si stringevano l’un l’altro in cerca di calore elettronico.
Le gallerie fotografiche di Flickr erano terrificanti. Felix cancellò la sua iscrizione dopo che ebbe visto la foto di una donna e di un bambino morti in cucina, contorti dall’agente biologico come un agonizzante geroglifico. Non somigliavano a Kelly e a 2.0, ma non era necessario. Felix non riusciva comunque a smettere di tremare.
Wikipedia era su, ma faticava sotto carico. Le mail di spam arrivavano come se non fosse successo niente. I worm vagavano per la rete.
Il posto dove c’era il fermento maggiore era. recovery.logistics.

-> Possiamo utilizzare il meccanismo di votazione dei newgroup per tenere le elezioni

Felix era certo che avrebbe funzionato. Il meccanismo di votazione usato su Usenet veniva utilizzato da più di venti anni e non aveva mai dimostrato difetti sostanziali.

-> Eleggeremo rappresentanti regionali e loro sceglieranno un primo ministro

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