Logo Disconnessi

C’erano singhiozzi al telefono.
— Kelly? — Sentì il sangue defluirgli dal viso, le dita dei piedi intorpidirsi.
— Felix — disse lei, appena comprensibile tra i singhiozzi. — È morto, oh Cristo, è morto.
— Chi? Chi, Kelly?
— Will — disse lei.

Will? pensò. E chi cazz… Cadde in ginocchio. William era il nome che avevano scritto sul certificato di nascita, anche se l’avevano sempre chiamato 2.0. Felix emise un suono angosciato, un latrato sofferente.— Sto male — continuò lei. — Non riesco neppure a reggermi in piedi. Oh, Felix, ti amo tanto.— Kelly, che succede?
— Ci sono solo due canali in televisione. Madonna, Felix, fuori dalla finestra sembra l’alba dei morti viventi … — La sentì vomitare. Il segnale cominciò a vacillare, e il telefono ripropose i suoi conati come se fosse un delay digitale.
— Kelly, non ti muovere! — gridò lui mentre cadeva la linea. Digitò il 911, ma apparve ancora ERRORE DI RETE non appena ebbe premuto CHIAMA.

Strappò il Maggiore McCheese da Van, lo collegò al cavo di rete del 486 e lanciò Firefox dalla linea di comando, trovò con Google il sito della Metro Police. Rapidamente, ma senza farsi prendere dal panico, cercò il modulo per le segnalazioni online. Felix non perdeva la testa, mai. Lui i problemi li risolveva, e perdere la testa non serviva a risolvere niente.

Trovò il modulo e descrisse i dettagli della sua conversazione con Kelly come se stesse compilando un bug report: le dita erano veloci, la descrizione esauriente; poi premette INVIO.

Van aveva letto tutto da sopra la sua spalla. — Felix …— cominciò.
— Dio — disse Felix. Era seduto sul pavimento del rack; si rimise in piedi. Van riprese il portatile e tentò di visitare qualche sito di informazione, ma nessuno era raggiungibile. Era impossibile capire se fosse perché stava succedendo qualcosa di terribile o perché la rete zoppicava ancora per l’attacco del super worm.
— Devo andare a casa — disse Felix.
— Ti accompagno — disse Van. — Così mentre guido puoi provare ancora a chiamare tua moglie.
Si fecero strada fino agli ascensori. Lì si trovava una delle poche finestre dell’edificio, uno spesso oblò schermato. Ci guardarono attraverso mentre aspettavano l’ascensore. Per essere mercoledì non c’era molto traffico. Forse più macchine della polizia del solito?
— O mio Dio — indicò Van.

La torre CN, un’acuminata e gigantesca cattedrale nel deserto, incombeva a est. Era storta come un ramo piantato nella sabbia umida. Si muoveva? Sì. Si inclinava, accelerando lentamente, cadendo in direzione nordest, verso il quartiere finanziario. Dopo qualche istante oltrepassò il punto di non ritorno. Fu allora che crollò. Prima si avvertì la vibrazione, poi si udì il boato; l’intero edificio tremò per l’impatto. Una nuvola di polvere si sollevò dalle rovine, e ci furono diversi schianti mentre l’edificio più grande del mondo travolgeva un palazzo dopo l’altro.
— Sta crollando il Broadcast Centre — annunciò Van. Era vero: la torre della CBC stava collassando al rallentatore. La gente correva da tutte le parti e veniva schiacciata dai pezzi degli edifici che precipitavano. Attraverso l’oblò, era come guardare una demo di computer grafica scaricata da qualche sito di scambio file.

I sistemisti si ammassarono attorno a loro, sgomitando per assistere alla distruzione.
— Che è successo? — chiese uno di loro.
— È caduta la torre CN — disse Felix. Il suono della sua voce suonava lontano alle sue stesse orecchie.
— È stato il virus?
— Cosa? Il worm? — Felix guardò il tizio, un giovane amministratore con solo piccole maniglie da tipo due attorno alla vita.
— Non il worm — disse il tizio. — Mi è arrivata una mail che dice che la città è stata messa in quarantena per colpa di qualche virus. Armi biologiche, dicono. — Porse a Felix il proprio Blackberry.
Felix era talmente assorto nell’annuncio, inviato dal ministero della salute canadese, se si voleva credere a quello che c’era scritto, che non si accorse che tutte le luci si erano spente. Quando se ne rese conto ricacciò il Blackberry nella mano del proprietario ed emise un piccolo sospiro.

I generatori entrarono in funzione un minuto dopo. I sistemisti si precipitarono in massa giù dalle scale. Felix prese Van per un braccio e lo trattenne.
— Forse dovremmo aspettare qui in sala, almeno fino a quando questo casino non passa.
— E Kelly? — chiese Van.
A Felix sembrava di dover vomitare da un momento all’altro. — Dobbiamo tornare in sala server. — La sala aveva filtri dell’aria per eliminare il microparticolato.
Corsero su per le scale fino alla grande sala. Felix aprì la porta, lasciò che si chiudesse alle sue spalle.
— Felix, devi andare a casa…
— È un’arma biologica — disse Felix. — Un super batterio. Saremo al sicuro qui, credo, almeno finché i filtri lo terranno fuori.
— Come?
— Vai su IRC — disse.
Ci andarono. Van aveva il suo Maggiore McCheese, Felix utilizzò Puffetta. Saltarono da un canale all’altro della chat finché non ne trovarono uno con nick familiari.

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